di
Luca Fornaciari

[TELEFILM] Lo sconvolgente nichilismo a bordo del Galactica

Lo confesso... non sono un fan della prima ora di Battlestar Galactica. Ho iniziato a guardare la serie agli inizi di luglio 2007, mentre preparavo gli ultimi esami di Ingegneria Informatica, e mi sono letteralmente sparato in vena le prime 3 stagioni, seguendo con apprensione la sorte di questo manipolo di umani braccati da un esercito invincibile di "macchine" e repliche umanoidi.
Da quel momento in poi non ho più abbandonato la serie... e ora che siamo vicini alla sua conclusione (è in arrivo la seconda parte della 4^ ed ultima stagione, maledetto stillicidio!), desidero riflettere sull'esperienza passata e tirare qualche somma (o "summa"?) filosofica, giusto per non relegare tutto il tempo dedicato nell'ambito del mero intrattenimento.
Oppure solo per condividere con voi qualche pensiero in merito.

Secondo il mio giudizio la serie rappresenta intimamente - a meno di sorprese nel finale - la metafora di una lunga, estenuante e durissima prova di Fede, e l'affresco principale offerto da Battlestar Galactica non è la conferma a posteriori di tale fede, ma piuttosto la rappresentazione senza censure della gamma di emozioni, sensazioni e atteggiamenti provati dall'animo umano durante la Crisi che precede la conferma.
Questa Crisi va intesa ovviamente nella sua accezione più ampia: parliamo quindi di crisi spirituale, considerato il crollo della religione politeista delle 12 Colonie e il fallimento della Profezia; crisi dei valori della democrazia, e ne è un esempio il conflitto tra militari e civili per la gestione della flotta; crisi delle certezze, con il sospetto che anche i vecchi amici possano essere cylon infiltrati. Infine c'è anche la crisi definitiva, quella interiore all'essere umano, vissuta dai quattro che scoprono di essere cylon.
La flotta vive pertanto un crollo verticale della propria scala di valori; valori ereditati da una società distrutta che i sopravvissuti tentano disperatamente di salvare e perpetrare.

Il nichilismo di Galactica è sconvolgente per una serie di fantascienza contemporanea. Ci sono episodi in cui le cose vanno così male da farmi ricordare lo stile caustico e malignamente beffardo di alcuni racconti brevi di Philip K. Dick, tendenza confermatami dal finale dell'ultima puntata. I profeti e le profezie si dimostrano mendaci e dannosi, mentre l'unica risposta a tutto sembra essere quella di Balthar: ognuno pensi a se stesso, dato che tutto è già perduto.

Tutta questa negatività ha raggiunto oramai l'acme, e pertanto aspettiamo con ansia la conclusione della serie, per vedere quale strada gli autori hanno deciso di intraprendere per terminare il viaggio della Galactica.
Che sia stato scelto un finale "dickiano", in cui il sistema di valori collassa in un buco nero di male, ma anche se viene imposto dalla produzione un happy-ending posticcio per lasciare allo spettatore la speranza della rinascita... in ogni caso, il travaglio sofferto dalla flotta coloniale in fuga scortata dal Galactica ci ha mostrato un mondo che resiste ai dardi di una avversa fortuna, e ci ha dimostrato che la volontà di sopravvivere di un civiltà permane anche a seguito del rovinoso crollo della sua scala di valori.
Una morale - me lo concederete - per nulla banale.

3 comments:

- Così diciamo tutti -

Articolo da brividi.. complimentoni!

Gianchi said...

Grazie... lo volevo scrivere da un sacco di tempo!

So say we all...

Anonymous said...

complimenti davvero...
so say we all!