di
Luca Fornaciari

[CINEMA] Minority Report - Recensione

regia di S. Spielberg, con T. Cruise, C. Farrell

Con questo film dei primi del 2000 Spielberg ci fornisce un'opera complessa e ricca di livelli interpretativi. Parlava già ad un pubblico che non si accontentava più di un film di fantascienza inteso come solo intrattenimento, ma, sulla scia del fenomeno collettivo costituito da “The matrix”, si aspettava di confrontarsi con profonde domande umane. E usando la fantascienza come mezzo privilegiato di esplorazione delle nostre alternative, attuali e future, terra incontrastata del “what if...?”, ipotizzava l'esistenza di un mondo così democratico da creare l'ultimo assolutismo possibile, il controllo del futuro.

TRAMA
In un poco lontano 2050, Whashington è la città in cui non viene commesso nessuno omicidio, grazie all'azione di tre Precog, individui dotati di capacità precognitive, e alla polizia per i crimini futuri, che incarcera i colpevoli prima che compiano i loro delitti.
In questo microcosmo apparentemente perfetto John Anderton (Tom Cruise), capo della polizia, si trova davanti ad una scelta difficile: può credere nell'infallibilità del sistema, su cui tutta la sua vita è incentrata, dopo che i precog hanno predetto che proprio lui sarà il prossimo assassino, a 24 ore dalla previsione, e di una persona mai sentita prima?

GIUDIZIO
Film brillante, in cui Cruise si destreggia con grandi capacità tanto in sequenze d'azione quanto in momenti di autentico dolore personale.
La regia di Spielberg rende il meglio degli aspetti più rocamboleschi, “di genere”, degli inseguimenti, avvincenti e ben realizzati, ma sempre girati con una punta di ironia. Al tempo stesso ci regala momenti emotivamente molto forti, intorno a dolori sempre attuali perché sempre “muti” nella loro assurda tragedia, come la perdita di un bambino per i genitori.
Il film non manca di un certo spessore morale: affronta temi come la libertà di scelta, la legittimità della vendetta e il potere di controllo delle autorità, attraverso le vicende del protagonista.

COMMENTO (attenzione: di seguito viene in parte descritta la trama del film)
Sorta de “il fuggitivo” al contrario, con Cruise che corre verso il suo delitto invece che allontanarsene, nel film colpiscono almeno due spunti interessanti.
Il poliziotto si trova di fronte alla necessità di negare ciò che ha sempre sostenuto, in buona fede, perché quella stessa integrità che lo caratterizza rimanga intatta. Contemporaneamente è però lacerato dalla consapevolezza che se i precog hanno ragione, lui è un assassino; se possono commettere errori, allora è responsabile della cattura di gente innocente.
E' anche adeguatamente rappresentata l'idea che un sistema, per quanto ispirato a nobili ideali, non possa reggersi all'infinito sulla violazione di diritti umani fondamentali, anche solo di pochi individui, senza generare altre ingiustizie: i precog, quasi venerati per le loro capacità, sono infatti allo stesso tempo tenuti in una condizione di reclusione sub umana, in una sorta di incubo futuro eterno.
La trama brillantemente organizzata presenta una serie di simmetrie: il progetto dei precog ha inizio grazie alla perdita della figlia da parte di una madre, ed è terminato da un padre che ha perso il figlio.
Ha inizio con un omicidio, finisce col suicidio dello stesso assassino.
John, sempre impegnato a trovare i colpevoli del delitto futuro, sicuro della colpevolezza altrui e della propria ragione, scopre le proprie fragilità e la difficoltà dello scegliere tra bene e male quando cerca la supposta vittima del suo futuro crimine.

IRONIA E ORIGINALITA' : shopping retinico, madre natura e droghe metaforiche
A livello puramente estetico colpiscono alcune idee eleganti riguardo a un possibile vicino futuro, sempre gradite dagli appassionati di fantascienza, semplici ma brillanti.
Dal riconoscimento retinico massificato per fini commerciali, con le pubblicità che si rivolgono ai passanti per nome suggerendo acquisti; all'uso ubiquitario dell'ologramma, in una versione che sembra anticipare l'arrivo della attuale touch generation... il tutto accompagnato però da linee estetiche essenziali e metalliche, a richiamare tutti i grandi classici della fantascienza.
Alcuni tocchi di originalità anche nei personaggi secondari, tratteggiati sempre con qualche tratto distintivo a distanziarli dal cliché : come la fondatrice del progetto precog, vecchia signora folle, chiusa nella sua serra di piante mortali, che indirizza John verso la salvezza, contrapposta al suo capo, anziano uomo all'apparenza guida saggia e responsabile ma disposto a sacrificarlo senza scrupoli per i propri fini.
Non meno interessante l'uso metaforico della droga: capace di non dare dipendenza, apparentemente “senza conseguenze”... John ne è però ormai schiavo, ed essa in realtà è responsabile della morte di molti bambini e della nascita dei precog. In parallelo, il sistema sta in qualche modo diventando allo stesso modo ciecamente dipendente del sistema di polizia futura, rifiutando di vederne i lati oscuri pur di lenire la propria angoscia verso il male, proprio come il protagonista con la sua sostanza stupefacente.
Degna di nota l'intensa interpretazione di Samantha Morton, la precog Agatha nel film, commovente quando traccia davanti ai genitori addolorati la linea temporale che loro figlio avrebbe percorso se fosse ancora vivo, aiutandoli ad elaborare ed accettare questo male orribile per trovare le forze per andare avanti.

2 comments:

Gianchi said...

Bella recensione, molto molto precisa!

Lo sai che l'interfaccia touch che utilizza Tom Cruise nel film è in fase di progetto?

Una versione molto più semplificata arriverà già con il surface della microsoft.. ma moooolto semplificata