di
Luca Fornaciari

[CINEMA] “Rilassati David, apri gli occhi...”


Ok, adesso basta con i grandi eventi. Cinematografici e non. Torniamo alle cose semplici. Quelle terra terra. Quelle facili da digerire.

Ora sto in una stanza 3x2. Proprio come i saldi dalla Lidl. Un quadrato umido e cubico dove in effetti riesco malapena a respirare dal caldo che c'è fuori.

Già perché qui nella bassa Romagna saranno si e no 38 gradi.

Insomma, andiamoci al nocciolo dei problemi. Ecco perché abbiamo le occhiaie la mattina. Ecco perché stiamo perennemente con le balle girate da un po' di tempo a questa parte. Ecco perché dormiamo male la notte. E' colpa sua. Del caldo. Più "terra terra" di così?

Si lo so. Sto parlando di inezie. Anche Jack, seduto sul suo mini-sofà Luigi XVI, me lo sta facendo notare. Ma ci vuole ogni tanto, no? Voglio dire, fare come tutti i bravi giornali a ferragosto e sparare un po' di boiate. Chessò avvertire la popolazione di un’allucinante invasione di cavallette con un articolo di sette pagine nella sezione cronaca nera. Che poi a conti fatti in realtà finisce che era molto molto meno di come la stampa aveva annunciato. E a Roma si ritrovano con due cavallette due, tutte magre e rinsecchite che implorano pietà e un pezzo insignificante di lattuga passa. Ci vogliono ogni tanto notizie così, un po’ leggere, quasi da spiaggia. Oppure per esempio imitare gli inglesi all’ora del tè e parlare del tempo. Come già sto facendo.

Perché si. D'estate, è vero. C'è mancanza di notizie. E allora si va a cercare le robe più strane. Si parla di risse di paese. Quelle risse da bevuta che di solito non finiscono nemmeno nei giornali locali tipo "la Voce di Buccinasco", risse che cominciano e si spengono come piccole meteore luccicose nel cuore della notte, generalmente quando i carramba posteggiano nel piazzale antistante il bar. Oppure, di altre futilità come, se sia il caso magari, di cambiare l'inno italiano con il "Va pensiero". Che quello si che lo conoscono tutti.

Insomma, l'abbiamo capito. Con sto caldo, ecco, ci vuole uno spostamento di priorità. Sembra come necessario, anche per una rivista di Cinema virare da argomenti alti, come potrebbe essere l'interpretazione cinematografica di un libro di Dickens da parte di un regista di culto, o della ristampa in dvd de “I Racconti della luna pallida d’Agosto” di Kenji Mizoguchi del 1953, ad argomenti bassi, più popolari, come potrebbe essere un remake qualsiasi, di un qualche giovane regista.

E' che quando si è in ferie l'organismo tende sempre a rilassarsi un po'. Che ieri tra l'altro era pure ferragosto..

Si, quindi mi trovo seduto alla scrivania di questa benedetta stanza 3x2 e le idee come al solito faticano ad uscire. Ormai l'avrete capito. E' un'ora ormai che sto tergiversando parlando di temperature. E' che con sta cupola di afa che c'è fuori, ma chi ha voglia di fare cosa?!

E allora me ne resto qui, in questa tana dove c'è appena aria a sufficienza per me, per Jack e per una pianta che nemmeno sembra aver più le forze ne la volontà di continuare con la sua fotosintesi clorofilliana, per cui di punto in bianco ha deciso che, insomma, si, ma chi glielo fa fare a lei di campare di anidride carbonica, quella nostra, quella mia e del mio gatto, che poi ha pure un cattivo sapore, ‘sta famosa Co2.

"Ma chi sono io? Il vostro deumidificatore personale?" avrà pensato la pianta in queste ultime settimane.

E così, pamm, di colpo s'è messa come noi a ciucciare ossigeno. E la situazione qui va peggiorando, come sull'Apollo 13 di Tom Hanks, una situazione che sembra sempre più simile a quella della famosa pubblicità dell'acqua. Quella povera di sodio. Si, riesco anche a vederla la piccola particella di ossigeno che ci guarda spaventata, lassù sulla vetrinetta. Guarda prima me, poi la pianta e poi Jack. Non sa, in quale dei cinque polmoni e mezzo sarà assorbita. Però la vedo. Ha una paura terribile.

Dicevo di Jack. Si lui è il mio gatto. E la volta precedente non ve l'avevo presentato. Mi aveva pregato di non farlo, perché ha molto pudore. Si vergogna lui. Ma è un tipo intelligente. Cinefilo come me, oltre che appassionato di letteratura nordica.

Ora Jack è qui con me e anche lui, nonostante sia un animale privo di ghiandole sudoripare, è li che suda. Cioè per loro, intendo per i gatti, sarebbe normale non sudare. Loro si leccano, e si leccano, e lasciano che la saliva evapori sul loro pelo, creando una sorta di escursione termica che gli abbasserebbe la temperatura corporea.

Prima di continuare con l'articolo, per pochi attimi, prendo seriamente in considerazione la possibilità di cominciare a leccarmi. O almeno tentare. Poi Jack mi guarda, sembra come carpire i miei pensieri malati da essere umano in crisi da colpo di calore, e impercettibilmente mi fa "no" con la testa. E in un attimo riprendiamo, come fosse nulla, silenziosi a sudare.


Sta cosa del caldo è come una porta. E voi mi direte : "E dagli con ‘sto caldo... Quante storie però, ma comprati un pinguino Delonghi!" Il pinguino Delonghi ce l'ho, solo che è morto. L’aria era troppo secca anche per lui. E si è strozzato nei suoi singulti da angina pectoris. Ma dicevo, nonostante tutto, questo caldo è come una bella porta. Un grande e bel portale che spalanca soggetti e associazioni di idee interessanti. E mi ritrovo a pensare, non so come ne perché, a Walt Disney, che se non sbaglio dovrebbe essere ibernato nonsoddove. E mi immagino, dovrà stare fresco lì dov'è. E così, senza saperlo, mi ritrovo tra le mani un soggetto. Ma non me la sento di svelarvelo. Mi piace un po' tirarla per le lunghe. E poi con sto caldo, nessuno ci fa fretta. Tutto sembra rallentato. Come in 2001 Odissea nello Spazio. Una musica classica ma violenta, tipo Beethoven si sfoga da una piccola radio retrò, che frigge in fondo alla mia camera. Dalla piccola finetrella della stanza 3x2 vedo volteggiare un'astronave. Di quelle là. Di quelle di Kubrick. Ecco, ci siamo. Ho trovato.

Oggi mi va di aprire il mio cassettone dei film cult, di affondarci le mani dentro e di vedere che cosa salta fuori.

Mi ci avvicino. Sempre al rallentatore. Mentre le piastrelle di cotto mi evaporano letteralmente da sotto. Voi da lì vedreste tutto come attraverso una candela. Lo vedreste quel calore che sale su, verso il soffitto fradicio.

Apro il cassettone.

Mescolo.

Jack dietro di me sento che sussurra piano "Cen-to. Cen-to. Cen-to."

Io mi giro. Gli dico con che non è mica la ruotona di "Ok il prezzo è giusto".

Lui pigro si volta dall'altra parte e respira affannosamente. Con sto caldo nemmeno forse mi ha sentito.

Mescolo e mescolo ancora e infine estraggo.

Guardo il dvd tra le mie mani e grido "Tombola!".

Insomma, alla fine il soggetto l'ho trovato, ciò di cui vi volevo parlare poco fa mi toccherà anche svelarvelo, dato che corrisponde esattamente al dvd che mi ritrovo tra le mani adesso. Guarda te il caso.

Lo guardo, me lo rigiro tra le mani.

Tom Cruise qui era più giovane. No non è "Top Gun". E' qualcosa di meglio credo. Lui in questo film si fa criogenizzare, ovvero congelare a temperature bassissime. Nel film un corpo umano può essere criogenizzato dopo la morte, in attesa che vengano scoperte cure che lo possano far continuare a vivere.

Che poi voglio dire, film a parte, la colonna sonora è a dir poco geniale. Ve ne dico alcuni. Radiohead, R.E.M., Jeff Buckley, Sigur Rós, Chemical Brothers, U2, Rolling Stones, Sinead O'Connor, Beach Boys.

In questo film, intitolato "Vanilla Sky", Tom Cruise è un miliardario che illude le sue fiamme e poi le lascia una volta stufo. Vive quindi un'esistenza superficiale, fregandosene di tutto e di tutti, non lasciando spazio alcuno a una verità che possa scuoterlo. Fino a quando una di queste sue donne, interpretata da Cameron Diaz (mica bruscolini), durante una furiosa lite in macchina, deciderà di tentare il suicidio con lui, provocando un devastante incidente stradale.

Ovviamente se volete vedere il film e non sapere come va a finire vi consiglio di scendere di qualche riga fino a “Il film termina...”, chevelodicoafa’.

Lei morirà e Tom Cruise ne uscirà sfigurato, e i suoi soldi e le sue sicurezze non gli gioveranno più. Dopo qualche anno la chirurgia estetica lo rimetterà in sesto. Conoscerà Penélope Cruz (anche lei mica bruscolini), ma l'amore durerà poco perché una serie infinita di allucinazioni riguardanti Cameron Diaz non lo lasceranno vivere tranquillo. Fino a quando un giorno, mentre è a letto con Penélope Cruz, improvvisamente si ritrova davanti l'allucinazione della Diaz, che ha sostituito la Cruz nel letto. E che fa lui? La ammazza col cuscino. Dopodiché, quando si rende conto di aver ucciso la Cruz e non la Diaz decide di scappare. Lo psicologo gli dirà in una seduta che sosterrà per lui dal giudice "la semi-infermità mentale". Ma proprio mentre sta parlando con lo psicologo, Cruise intravede la pubblicità di una società "Life Extension" che criogenizza la gente. Mentre visita il palazzo della società scopre che dopo l'incidente in realtà lui si era fatto criogenizzare, e che quello che stava vivendo altro non era che un "lucid dream". La società infatti durante la criogenizzazione permetteva ai clienti di vivere una sorta di realtà virtuale ideale. Ma probabilmente i sensi di colpa della morte della Diaz (che vabbé chi non li avrebbe con uno spreco così?) lo avevano, come dire, ancorato alla sua vera realtà, e non gli avevano permesso di vivere il suo sogno, la sua alienazione. Così, Cruise si ritrova davanti ad un dilemma. Vivere il suo sogno ideale finalmente libero dai sensi di colpa o decidere di svegliarsi. E passare finalmente al vero della sua esistenza.


Il film termina con lui che si getta da un palazzo. E una voce di donna che gli dice al suo risveglio: "Rilassati David, apri gli occhi..."


Ecco, dopo tutto questo pappone di roba, insomma, m'è venuto un gran fresco. Anche perché poi son già le sei e un venticello refrigerante ha iniziato a volteggiare la fuori.

Non saranno le colline Toscane del viaggio di qualche giorno fa, ma non ci si può certo lamentare.

In ogni caso Cameron Crowe, il regista, è qualcuno per cui vale la pena spendere qualche ora del proprio tempo. I più belli tra i suoi oltre “Vanilla Sky” (2001) sono “Quasi Famosi” del 2000 e “Elizabethtown” del 2005.

C’è da dire poi in ultimo che questo “Vanilla Sky” è il remake di un film spagnolo del 1997 dal titolo "Apri gli occhi" del regista Aleandro Amenabar, lo stesso di "The Others" per intenderci. In “Vanilla Sky”, si avverte l’influenza dello schema narrativo del film di Amenabar, ma la regia a mio parere è un po' più debole. Nonostante ecco io sia un sostenitore “a priori” di Cameron Crowe, di quelli di vecchia data, dal suo “Singles” del 1992 coi cameo di vecchie bands di Seattle come Soundgarden e Pearl Jam. Lo sostengo da sempre si, l’ho sempre sostenuto, ma quando si parla di cinema, si parla di cinema, e purtroppo se si vede l'originale di Amenabar del film in questione (si, si, sono un sostenitore anche suo...è vero...), ecco vagamente la differenza si avverte. Vagamente. Ed è sicuramente a favore di Amenabar.


Per concludere, anche perché c’è Jack che mi fa cenno di stringere, chiudendo quella sua simpatica zampina squame di tartaruga a pugno, io vi propongo entrambi i film. Sia quello di Amenabar sia quello di Crowe. Nel rigoroso ordine di apparizione nelle sale ovviamente. E‘ un dilemma per me. Vi lascio creare un’idea vostra. Per me tutto questo è come un enorme conflitto di interessi. Scegliere tra il regista di “The Others” e quello di “Elizabethtown” è una responsabilità che non voglio prendermi, un quesito in cui mi avvalgo della facoltà di non rispondere. Sarebbe come scegliere tra un amaro Montenegro e un amaro San Simone per capirci. Non chiedetemi mai di farlo. Non posso. Proprio non posso.

Guardo la lista di titoli di questi due registi completamente diversi e una voglia matta mi attanaglia. Guardo il Tg e nel frattempo in un servizio parlano del primo cane che fa da testimone ad un matrimonio umano. Jack mi guarda e sorride. Forse anche per i gatti prima o poi ci sarà una lontana possibilità col diritto di voto. Che è il suo sogno di sempre. Lo guardo di nuovo. Anche a lui come a me è venuta una gran voglia di correre. In un baleno siamo già fuori dalla stanza 3x2. Tutti e due diretti verso il boschetto dietro casa.

“Golden Hill” dei Tristeza risuona tra i sentieri e improvvisamente, nel bosco, sento una voce di donna che dice: “Rilassati Marco, apri gli occhi...”

Mi volto. Guardo giù. Jack sorride ancora.

Si, era lui.

Scherzava, mi dice.

Io lo guardo di traverso. Lui capisce e comincia a correre.

E tra le ombre lunghe degli alberi, sembra tutto già molto più fresco.

2 comments:

GIAN said...

devo dire che non sapevo fosse un remake. L'ho sempre guardato distrattamente in tv ma in effetti credo che meriti un po' più di attenzione: grazie della recensione

Vale said...

Io voto "Elizabethtown"...scusa, intendo Crowe. Salutami Jack. :)