di
Luca Fornaciari

[CINEMA] District 9 - La recensione

"Quando Gregor Samsa si svegliò una mattina da sogni inquieti, si trovò trasformato nel suo letto in un immenso insetto..."; questo è l'arcinoto incipit di uno dei più bei romanzi del secolo passato, "Le Metamorfosi" di Kafka. La visione di District 9 mi ha fatto ricordare quel libro, e questa è solo uno dei molteplici aspetti positivi del film.

Cosa dire di District 9? In primo luogo, il film è veramente un lavoro originale ed innovativo. Lo stile con cui è stato girato, le modalità di ripresa e soprattutto gli effetti speciali - mai barocchi o magniloquenti, bensì funzionali e realistici - sono una delle punte di diamante che sostengono l'intera architettura narrativa. Lo stile è fresco e asciutto, e le riprese, che mutano velocemente dallo stile documentaristico in presa diretta fino al rude film d'azione, non stancano mai e raccontano in modo originale un bella storia di fantascienza.

La trama, semplice ma coinvolgente, racconta dello sbarco di alcuni alieni avvenuto circa 20 anni prima degli eventi narrati (siamo nel 2010), venuti sulla Terra a bordo di un'immensa astronave, ancora presente sui cieli di Johannesburg, Sud Africa. Subito dopo lo sbarco gli alieni iniziano ad accamparsi in alloggi di fortuna, frugando tra i rifiuti e distruggendo i binari ferroviari. Le autorità pertanto decidono di intervenire e di confinare gli alieni in una sorta di ghetto.
Le cose non si mettono molto bene per gli alieni, soprattutto quando una compagnia privata chiamata Multi-National United (MNU) ha intenzione di sfruttare le armi che finora sono state inutilizzate, ma per fare questo è necessario il DNA alieno, dato che le armi aliene hanno un'interfaccia biomeccanica. La nostra storia inizia quando un piccolo burocrate al servizio di questa agenzia contrae una sorta di virus che lo trasforma lentamente in uno degli alieni. L’agente, di nome Wikus, diventa pertanto l’uomo più ricercato, dato che rappresenta l’unico modo per scoprire il segreto della tecnologia aliena. Per sfuggire ai killer della MNU, l’uomo decide di rifugiarsi nell’unico posto sicuro, il District 9, il ghetto in cui sono rifugiati tutti gli alieni...

Il film è pura fantascienza d'altri tempi, con un mix di elementi sociopolitici non trascurabili che rendono il tutto fruibile e godibile anche ad un pubblico più esigente. La morale del film è infatti scontata, ma non per questo banale: l'integrazione è un valore che va provato sulla propria pelle... o meglio, scheletro chitinoso!

Voto: 8

2 comments:

Anonymous said...

un film che lascia senza parole...
rinvia ad un sacco di cose..a kafka nn ci avevo pensato, nn sono ahimè una lettrice..
ottima recensione, 9 è il voto che si merita...

ah no, il signore peter jackson e mogliettina...hanno avuto occhio ;)

R

"... Lo stile è fresco e asciutto, e le riprese, che mutano velocemente dallo stile documentaristico in presa diretta fino al rude film d'azione, non stancano mai.."

Ma lo stile di ripresa non muta MAI!!! Il film è tutto uguale! Poi, solo la parola 'stile' mi sembra eccessiva... dopo venti minuti già stanca, il regista è molto inesperto, e si vede.
La sceneggiatura è a tratti originale, ma niente di che... questo film tra un paio d'anni sarà dimenticato. O almeno spero.
Gli alieni sono bruttissimi, e a metà film già capisci come si svilupperà la storia. Un grande regista anni fa disse che 2/3 di un film stanno solo nel finale.
Un nove come voto mi sembra eccessivo, Io gli piazzerei un cinque più.
Scusa eh? Mi dai un 9 a questo film, e mi dai un 7 a Gran Torino!?
At salut ;)